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Capitolo 57: Un Po' Più Saggio

Writer: Savannah ZamagniSavannah Zamagni

È un rumore metallico la dolce melodia con la quale rivivo inaspettatamente la sensazione reale di essere tornato “a casa”. Come mosso dalla misericordiosa compassione indotta dalle mie preghiere, il motorino interno allo schermo luminoso al quale mi rivolgo in seguito a cinque infruttuosi tentativi in altrettanti sportelli bancomat situati sulla facciata esterna delle rispettive banche lungo la via principale di Van, incomincia a produrre un suono al quale non posso fare a meno di concedere una lacrima di gratitudine.

Ai quattro dollari che soffrono di solitudine all’interno della tasca interna del giubbotto nella quale conservo tutti i nostri averi, come per magia, si aggiungono novecento coloratissime lire turche di diverso taglio e grandezza, convertibili a breve termine in qualcosa di solido da mettere nello stomaco, e un riparo coperto per la notte.

Non so descrivere la sensazione avvertita. È come se all’improvviso mi sentissi svuotato, leggero, libero da vincoli e responsabilità.

Avete presente la sensazione provata accendendo la sigaretta dopo aver fatto l’amore per la prima volta con una ragazza alla quale si tiene e con la quale si spera diventi una cosa importante? Oppure al contrario la leggerezza con la quale si cammina attraverso il corridoio dell’ospedale appena ritirati i referti negativi delle analisi del sangue in seguito a una notte di sesso laido con una sconosciuta? Ecco, questa è la sensazione con la quale ci incamminiamo pacifici in direzione del hotel.

Pakistan e Iran erano per noi la x e la y di questo lungo viaggio, incognite bramate e imprevedibili di un cammino improvvisato e privo di certezze, variabili temute di un’equazione che forse per la prima volta negli ultimi due anni ho affrontato col timore di vederle ribaltare il risultato in negativo.

E invece eccoci qua, carichi di esperienze e di storie da raccontare, gonfi d’orgoglio e soddisfazione per un’impresa dai contorni solo ora ben delineati, in una terra nuovamente familiare nella quale una stupida macchinetta mangiasoldi, risucchiando la plastica magnetica stretta tra le dita, mi regala la banale sensazione di essere tornato a casa.

 
 
 

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