Capitolo 10: Moby Dick

Questa mattina mi sveglio FIDANZATO.

Riguardo all’infinito il video nel quale con il volto posseduto mi chino in ginocchio e senza esitazioni pronuncio le fatidiche quattro parole.

Cazzo, non avrei mai pensato di poterle mettere in fila in una frase.

La scena ha dell’incredibile.

Regina piange e mi abbraccia, Jos ride, la gente intorno urla e applaude.

Ma è la mia l’espressione più paradossale. Sto decisamente improvvisando.

“D’altronde”, penso mentre clicco per l’ennesima volta il triangolino di una scena dura da metabolizzare, “avrei potuto anche avvertirmi”.

“In fondo sono decisioni che non vanno prese su due piedi”, rimprovero a quel tipo sullo schermo che incurante si china nuovamente stingendo emozionato la mano di Savannah.

Sposarmi onestamente non è mai stato il mio sogno, anzi. Sul piano sentimentale ho sempre pensato il genere umano potesse dividersi in due grandi categorie. I bisognosi di avere una persona al fianco per poter insieme affrontare vita ed esperienze, e coloro i quali invece raggiungono equilibrio vivendo la propria vita soli, trovando compiacimento nel sesso occasionale e poco impegnativo.

Io sono sempre stato nel mezzo, alternando periodi di coppia a periodi più egoisti e incentrati su me stesso.

Nel corso della vita più di una volta ho passato momenti nei quali sarei potuto facilmente cadere nell’appagamento definitivo della vita a due, ma onestamente, fino a qualche mese prima dell’incontro con Savannah, ero convinto di essere inesorabilmente caduto dalla parte opposta, godendo della mia voluta solitudine e riuscendo finalmente ad andare d’accordo con me stesso senza compromessi.

Ma sposarmi?! No dai non scherziamo. Eppure sorrido, guardando il mio destino rigirasi ancora al buio sotto le coperte. Che strana la vita.