Apro a fatica un occhio, ma subito istintivamente lo richiudo. Sto male. Acqua. Una dannatissima voglia d’acqua. Sventaglio disperato il braccio alla cieca, squarciando un buio impietoso dal sapore freddo alla ricerca di una bottiglia che ho il netto presentimento non ci sia. Sprofondo nuovamente la testa sotto le coperte.
Davanti a me sul tavolino, alla luce tremolante dell’accendino trovato per caso tra le pieghe delle lenzuola ormai sgualcite, ci sono tre bottiglie di vino con tre etichette differenti che mi guardano dall’alto in basso accusatorie. Buon giorno mister Cabernet, come va mister Carminere, tutto bene mister Malbec?
Se non li puoi sconfiggere unisciti a loro, sospiro in punta di piedi cercando un’improbabile via di fuga nella quale rifugiarmi per ritrovare la luce e passare indenne la giornata.
Ma mister Malbec non ci sta, e con ghigno sadico e maligno continua a puntarmi inferocito il dito, ricordandomi che in definitiva quell’ultima bottiglia, quell’ultima maledetta bottiglia, l’avrei potuta facilmente rimandare.
Incredibile, è sempre l’ultima a fregarti rimugino ascoltando il rantolo di Savannah provenire soffocato da sotto il cuscino.
Va bè. Mi alzo dal letto a fatica e trascino lentamente le mie stanche membra verso il bagno. Il dentifricio, in questi casi, spesso aiuta.

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