Guidando gli ultimi chilometri che mi separano da Buenos Aires, questa bellissima città europea espatriata centinaia di anni fa in sud America in cerca di fortuna e ubicata sulle rive del Rio De La Plata, prendo coscienza di un fatto che lentamente mi travolge di ricordi, malinconia e sorrisi.
Da oggi fino al giorno in cui arriveremo a San Francisco negli Stati Uniti, per me e in gran parte anche per Yellow, inizieranno a sovrapporsi momenti e situazioni già vissute in altre epoche e viaggi, con attori e tempi diversi e con qualche capello bianco in meno, ma con la stessa voglia di mordere la strada che tuttora come malattia incurabile o droga alla quale non riesco a sottrarmi, mi corrode l’animo senza accennare alcuna tregua.
A Buenos Aires io e Yellow ci arrivammo nell’ormai lontano 2003 in compagnia di Laura, una bellissima ragazza spagnola che conoscemmo in Perù qualche mese prima. Laura stava viaggiando sola da più di un anno quando ci incontrammo a Ica e decidemmo di continuare il viaggio insieme in sella a Yellow.
La prima cosa che mi colpì di lei quando la vidi seduta con una birra in mano contemplando il paesaggio davanti a un bel laghetto nascosto in mezzo alle altissime dune di sabbia del piccolo villaggio, furono i suoi bellissimi … occhi. Due grandi occhioni dallo sguardo duro e sodo, occhi che per anni in seguito, nei miei momenti più intimi seduto in bagno, oscurandomi la vista avrei rivisto tante volte nella mia memoria. Ricordo che di occhiali portava una quarta, abbondante.
Domani invece arriverà Massi. Lo andremo a prendere all’aeroporto Ministro Pistarini a Buenos Aires, e finalmente dopo cinque anni lo potrò abbracciare nuovamente. Chi è Massi?
Beh, per descrivere Massi non posso far altro che riportare fedelmente una descrizione fatta su di lui in un lontano racconto del 2004, scritto quando per l’ennesima volta mi raggiunse in Thailandia e insieme a Yellow attraversammo Birmania, Cambogia, Laos e Vietnam:

Comments