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Capitolo 18: Due Anni

Writer: Savannah ZamagniSavannah Zamagni

Sono già passati due anni da quando io e Savannah facemmo l’amore per la prima volta a Caxia do Sur in compagnia di tre bottiglie di vino, una sauna, e una camera da letto che inconsapevolmente allagammo lasciando aperto il rubinetto della doccia, e il modo migliore di festeggiare la ricorrenza dell’evento, decidiamo, è quello di cercare di ripercorrere i nostri passi abbandonando per un paio di giorni le troppe bettole alle quali siamo ormai abbonati, e permetterci l’illusione di un po’ di lusso. Per questo saggezza, esperienza, e l’ormai raggiunta maturità, ci consigliano per l’occasione una camera provvista di vasca da bagno.

I due giorni a Puno li trascorriamo così, ospiti di un hotel a quattro stelle affacciato alla strada principale, rimbalzando dal letto alla vasca, e da un buon bicchiere di vino a un’eccellente grappa.

Due anni cazzo, due interi anni nei quali abbiamo così tanti ricordi in comune da farmeli sembrare in questo momento una divertente eternità. Due anni talmente instabili e ricchi di episodi da “ti ricordi quella volta?”, che onestamente mi sento quasi in colpa per aver avuto il privilegio di poterli vivere in un’età nella quale la tendenza comune è quella di costruire certezze e punti fermi.

E ora siamo qua, a mollo nella calda vasca di un bagno che domani sarà di un altro, pronti e freschi per affrontare il Perù e cominciare l’ennesimo capitolo di questo viaggio.

Percorriamo le strette e affollate vie di Cuzco persi nella nostra più totale disorganizzazione e ferrea fiducia nel fato, aspettando un qualsiasi segnale che ci indichi profetico la prossima mossa da eseguire per assecondare, fluidi, lo scorrimento armonico del viaggio.

Il segnale non tarda ad arrivare, ed è incarnato nelle sembianze di un intraprendente ragazzo peruviano.

Lo incontriamo nella famosa Plaza das Armas, e ci viene incontro come se ci avesse riconosciuto da lontano.

Per nulla invadente, ci spinge a seguirlo attraverso una minuscola stradina all’interno di un grande cortile coloniale, dove sette motociclette parcheggiate in bella mostra in fila indiana, accolgono Yellow e la sua esotica targa italiana accanto a loro, lasciandole lo spazio necessario per potersi riposare dopo il lungo tragitto.

Kevin, cavaliere della bellissima Buell parcheggiata affianco a Yellow, è la prima persona con la quale scambiamo due chiacchiere appena arrivati nello splendido ombelico del mondo, espressione e concetto da queste parti riassumibile più facilmente in un’unica parola Quechua: Cuzco.

Anche lui è canadese e anche lui, in sella alla sua moto, sta attraversando i due continenti in direzione opposta. Facciamo subito amicizia, raccontandoci quello che a entrambi regalerà il futuro, ridendo del passato, e decidendo di condividere il presente e quello che racconteremo al prossimo incontro percorrendo insieme la strada che collega le città sacre di Pisac, Urubamba e Ollantaitambo.

Tra l’altro oggi è San Patrizio, il giorno del folletto irlandese vestito di verde a cui piace sbronzarsi. Così, entrambi sensibili al ligio rispetto di usanze e tradizioni etniche differenti dalla nostra e sentendoci in dovere di condividere questa festa per solidarietà e rispetto a questo popolo al quale ci sentiamo oggi più che mai profondamente legati, lasciamo meritatamente le ragazze a riposare e ci avviamo spensierati al primo pub all’angolo per approfondire i dettagli della nostra futura scampagnata.



 
 
 

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