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Capitolo 27: Viaggio nel Futuro

Writer: Savannah ZamagniSavannah Zamagni

Avete presente quel poster che ricopre la parete più in vista delle agenzie di viaggio?

Si proprio quello, quello nel quale è rappresentata la foto di una lingua di sabbia bianca bagnata su entrambi i lati da un mare senza onde dal color celeste e cristallino per intenderci.

Beh, oggi siamo li, al posto di quella bellissima ragazza con il tanga e senza reggiseno che cammina di spalle in direzione della palma ricurva inclinata verso il mare.

Ancora una volta ci fermiamo per caso, attratti dall’immagine di questo paradiso rivelarsi all’improvviso tra la fenditura della roccia al nostro lato nel corso del cammino alla volta degli States.

Il pomeriggio è caldo e appiccicoso, e l’idea di spogliarmi nudo per buttarmi in quella foto a rinfrescarmi è irresistibile. Così senza pensarci troppo imbocchiamo il piccolo vialetto diretto verso il mare, e con i vestiti che lanciati disordinatamente sulla sabbia disegnano il tracciato irregolare della nostra ansiosa corsa, ci tuffiamo per la prima volta nel Pacifico centroamericano.

L’acqua è deliziosamente gelida, il paesaggio da favola.

Nonostante il giorno sia ancora giovane e le condizioni di guida ottimali, montiamo la tenda sotto l’ombra di una capanna in paglia situata in riva al mare, indifferenti finalmente allo scorrere del tempo e dei chilometri. “Non abbiamo grosse scorte di viveri, ma fuggire da questo posto sarebbe un vero delitto”, ci giustifichiamo dondolando sull’amaca appesa alla palma della cartolina guardando sempre più insistentemente una coppia attempata di tedeschi parcheggiare il loro camper all’estremo opposto della nostra minuscola penisola.

Quella che doveva essere una breve sosta si trasforma ben presto in permanenza.

In cambio di qualche aneddoto e un paio di sorrisi ben assestati, sul calar della notte siamo seduti davanti ai carboni ardenti della griglia teutonica a guardare due grossi pesci rosolare in attesa di essere collocati al centro della tavola da campeggio già imbandita con patate arrosto, pane e insalata.

Ralf e Anita sono organizzatissimi. Sono già alcuni mesi che viaggiano attraverso il continente americano a bordo della loro piccola casetta mobile per coronare un sogno che deduco pianificato lungamente, a giudicare dagli accessori dei quali sono provvisti.

Ogni angolo che ci mostrano orgogliosi all’interno del veicolo è uno spazio dedicato a qualcosa che mi fa sorridere, ogni attrezzo utile a facilitare teneramente l’inutile.

L’entusiasmo con il quale ci raccontano della loro avventura mi ricorda vagamente le espressioni di Jos e Regina in sella al loro viaggio, quando come due ragazzini spogli dei loro abiti da adulti ci narravano aneddoti ora probabilmente già in circolazione nei salotti di Vancouver.

Ma in realtà ora, mentre guardo partecipe gli occhi di Ralf illuminarsi in attesa di arrivare al punto cruciale del racconto, il mio pensiero è già ben oltre alla risata che fra qualche secondo fingerò salirmi spontanea dal petto.

La frontiera di domani pomeriggio non solo ci costringerà a doverci abituare repentinamente al cambio di valuta, lingua e paesaggi, come già successo in precedenza nell’attraversamento dei confini centro e sud americani. Domani viaggeremo nel futuro.

Nel breve giro della ruota attraverso quella linea immaginaria creata dall’uomo per dividere, saremo catapultati all’improvviso al cospetto di una razza ordinata e razionale, padrona di un mondo e di una cultura lontana anni luci da quella attraverso la quale abbiamo avuto il privilegio di poterci immergere fino a oggi.


 
 
 

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