Capitolo 48: Il Rumore della Felicita

Mi chiedo: “esiste un posto al mondo che può stravolgerti i sensi completamente più dell’India?” Beh, diamoci anche una risposta. No, nel bene e nel male. La vera sfida sta non tanto nel cercare di capirli, impresa ardua e controversa, ma nel sapersi adattare, obiettivo se non altro alla portata e più realistico. Vi assicuro che non è assolutamente cosa facile. A volte mi sembra veramente di avere a che fare con dei marziani sbarcati sulla terra casualmente, completamente ignari delle convenzioni e delle usanze di tutte le altre razze presenti nel pianeta.

Partiamo dalle basi. Prendiamo a esempio i semplici gesti universalmente accettati dagli esseri umani eseguiti per annuire o negare con il movimento della testa. Siamo tutti d’accordo nell’affermare che il movimento rotatorio del capo equivale in tutto il mondo all’intenzione di voler esprimere una negazione, mentre quello effettuato dall’alto verso il basso significa accettare o confermare la domanda alla quale si è chiamati a dare una risposta. Questo in Bolivia come in Australia a Tahiti o in Micronesia. Beh in India no.

Qua hanno un gesto differente usato per esprimere la loro opinione positiva o negativa. Gli Indiani quando sono chiamati a prendere posizione su una questione, inclinano continuamente il capo da sinistra verso destra, con quel movimento alternato usato dal resto della civiltà per esprimere un’indecisione.

Quello da noi utilizzato per dire “più o meno”, “così così”, “quasi quasi”, tanto per capirci. E all’inizio ne rimani completamente spiazzato.

Anche il gesto utilizzato per indicare la direzione è decisamente sconcertante e mi fa gelare il sangue dal nervoso. Spesso entrando nelle città ed essendo sprovvisto di una mappa per potermi orientare, mi capita di chiedere gentilmente al primo passante di indicarmi la direzione nella quale devo dirigermi per arrivare al punto X.