A Isfahan inserisco la folle. Gli ultimi dieci metri li percorro in abbrivio, per inerzia, accompagnato da quella inspiegabile sensazione positiva propria di quei rari momenti nei quali senza motivo si ha la certezza che tutto andrà per il verso giusto, ottimista e sicuro di poter finalmente smettere di centellinare la frizione e tornare a essere indipendente dai capricci fuori luogo della mia signora su due ruote.
Sul bancone lucido della lussuosa reception nella quale entriamo attraverso un’offuscata porta scorrevole nell’affollata hall dell’albergo per congressi precedentemente prenotato, un pacchettino giallo con un’etichetta sulla quale troneggia il mio nome accanto alla scritta adesiva DHL, decreta finalmente la fine dei miei patemi.
Werner mi strizza l’occhio, sa quanto ho patito nelle ultime settimane, e forse si sente più leggero pure lui ora che non sarò più dipendente dal gruppo del quale è responsabile.
L’operazione è veloce, il trapianto lo potremmo quasi effettuare a occhi chiusi tante sono le volte nelle quali la mia compagna è stata profanata negli ultimi giorni.
Ora l’unico problema rimasto da risolvere, a quanto pare, è rappresentato dal disco. Averlo adoperato per tutti quei chilometri senza ammortizzare il cambio utilizzando la frizione, immagino debba essere stato alquanto traumatico per un disco ormai logoro e con almeno centocinquantamila chilometri sulle spalle.
Ma questo è un problema relativamente secondario. Nonostante la frizione slitti e le marce tardino a entrare, rispetto all’impossibilità di usarle completamente come successo fino a oggi, è già un notevole passo avanti.
Ci penserò poi, ora non m’importa. Per il momento il mio unico desiderio è rappresentato dai festeggiamenti per il grosso peso tolto e ringraziare i ragazzi per la loro disponibilità.
Studio la piccola cartina della città appesa come un quadro vicino all’ascensore della hall. Il mio punto di riferimento è il bellissimo ponte a poche centinaia di metri da dove ci troviamo ora, e il centro storico pare non essere molto lontano.
Osservo compiaciuto lo scorrere della vita quotidiana appoggiato al muretto affacciato al fiume sul lato opposto della strada, aspettando paziente Savannah e i ragazzi per portarli fuori a cena.
La città è attraversata da cinque ponti, e al calar del sole pare sia costume per molti giovani incontrarsi proprio qua, sulla banchina accanto al fiume, raggruppati in piccoli gruppi a chiacchierare sotto gli archi nell’attesa di cenare. Un po’ il nostro aperitivo tanto per capirci.
I do not understand any of this but it looks so wonderful