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Capitolo 7: Il Fumante Hudson

Writer: Savannah ZamagniSavannah Zamagni

Premo il pulsante rosso del telecomando di un vecchio televisore in una squallida camera di hotel di seconda categoria che mi sintonizza sul canale 6, dove un attempato signore di mezz’età che conduce il telegiornale della CNN cilena, tutto allarmato riporta le news sull’imminente eruzione del vulcano Hudson. Dice, alternando impacciato lo sguardo tra il foglio tenuto in mano e le telecamere alle quali ha il dovere di rivolgersi con una regolarità che fatica a mantenere, che la protezione civile ha appena dichiarato stato di allerta cinque, allarme rosso. “L’eruzione è prevista nel giro di poche ore”, continua sempre più affannato, “e i tre paesini situati alle pendici del vulcano sono appena stati evacuati”.

I grossi occhioni di Savannah spuntano interrogativi all’improvviso dalla vecchia e pesantissima trapunta sotto la quale erano ancora nascosti, studiando attentamente l’espressione sconcertata del mio viso per cercare di confermare quello che nel suo spagnolo basico pensa di aver capito.

Puerto Rio Tranquilo, uno dei tre paesini evacuati, era il nostro punto di arrivo per la giornata di oggi, il circoletto rosso sulla mappa che per chilometraggio e fortunata ubicazione sulle rive dello splendido lago Buenos Aires, avevamo scelto per riposare questa notte in vista dell’attraversamento del ghiacciaio San Rafael il giorno successivo.

L’odioso ometto dello schermo riporta inoltre la dolorosa notizia che le strade in prossimità del vulcano sono chiuse al traffico, e che probabilmente nel giro di qualche ora anche la città di confine con la frontiera Argentina di Chile Chico sarà messa in stato di allerta.

Mi chiedo quante remote probabilità possano esistere riguardo al fatto che di tutti i duecento vulcani presenti in Cile, proprio quello al quale dovremmo passare accanto oggi possa eruttare dopo circa venti anni d’inattività, ossia all’incirca 7.300 giorni dall’ultima volta che lo fece, esattamente nel momento in cui passiamo. Incredibile. Spengo nervoso l’odioso apparecchio e incomincio nuovamente, con rabbia e frustrazione, a sfogliare la mappa sempre più sgualcita del nostro itinerario, cercando speranzoso un’improbabile via alternativa al raggiungimento dei nostri ormai irrinunciabili obiettivi. Non ne trovo.



 
 
 

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